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Il Caffè di Bondone
Dal paese dei carbonai la ricetta del “caffè povero”.
In Valle del Chiese, nella parte meridionale della Riserva di Biosfera Alpi Ledrensi e Judicaria, si trova il paese di Bondone, che dall’alto della sua posizione domina tutta la vallata e il Lago d’Idro. Un paese, famoso per i suoi carbonai, che fino a 60/70 anni fa partivano dal piccolo borgo alla volta dei boschi del Trentino e della Lombardia, per produrre il carbone di legna, così importante allora per il riscaldamento domestico e per le attività artigianali.
Tempi di estrema miseria, dove i carbonai oltre a doversi misurare ogni giorno con la fame e la povertà, avevano bisogno una bevanda calda per resistere alle lunghe e fredde nottate a guardia del “poiàt”.Il caffè, quello vero era una bevanda per ricchi, perciò facendo di necessità virtù, questi uomini e donne, inventarono un surrogato del caffè, che viene ancora oggi chiamato in dialetto “El cafè de Bondù”. I tempi di miseria per questo territorio sono fortunatamente passati, ma la tradizione di questo “caffè povero” rimane ancora molto diffusa nel paese di Bondone e conosciuta a menadito dagli anziani del paese, che di “cafè de Bondù” probabilmente nella loro giovinezza ne hanno bevuto più di una tazza.
La preparazione di questo surrogato di caffè partiva già nei primi mesi dell’inverno, stagione di riposo per i carboni. Le materie prime utili alla sua preparazione erano la soia verde e l’orzo, coltivate nella piana di Baitoni, su appezzamenti di terreno adatti alla coltura di questi cereali e legumi.La soia e l’orzo venivano in primis tostati, utilizzando la “balotèra” uno speciale attrezzo cilindrico che agganciato alla catena del caminetto, permetteva di tostare a fiamma viva i chicchi. Una volta tostati era la volta della macinatura effettuata nella “pila”: un semplice mortaio in granito, dove i chicchi venivano ridotti in una polvere grossolana.La polvere prodotta veniva successivamente collocata in un pentolino e fatta bollire a lungo con dell’acqua, il momento che indicava la fine della cottura era quando la bevanda prendeva una sfumatura simile a quella del caffè La bevanda pronta veniva colata ed e bevuta con l’aggiunta di un po’ di vino e zucchero o da un pezzetto di burro, in quanto altrimenti senza aggiunte sarebbe risultata troppo forte.
Franca, signora di Bondone, che ha riportato questa ricetta, racconta alcuni suoi ricordi circa la preparazione del “Cafè de Bondù”: “il caffè veniva conservato in grandi scatole di zinco e poi consumato durante la bella stagione dai carbonai. A causa della grande povertà in quel periodo spesso non c’era disponibilità di colini adatti al filtro della bevanda e ricordo che il “piede” del caffè veniva riutilizzato almeno due o tre volte, prima di essere buttato via”.
Fino a pochi anni fa era la signora Franca a preparare il “Cafè de Bondù” soprattutto durante manifestazioni ed eventi, ma ci racconta che da qualche anno a questa parte non si riesce più a prepararlo come nella tradizione in quanto iniziano a mancare gli attrezzi del mestiere, soprattutto la “balotèra” ormai difficilissima da trovare. Oggi il caffè di Bondone viene preparato nel paese in occasione di feste e manifestazioni ed il suo profumo e sapore così forte ad aspro ancora è in grado di far tornare con la memoria ai tempi duri dei carbonai di Bondone.